TENDINE D'ACHILLE
Il tendine d’Achille è la struttura tendinosa più forte e robusta del nostro corpo e questa sua “grande qualità” mi fa venire in mente una certa similitudine con il grande eroe della mitologia greca, Achille.
Achille era considerato l’eroe per eccellenza, la cui madre (dea Teti) lo rese immortale immergendolo nel fiume sacro Stige, eccetto a livello del tallone, che non fu immerso. Il tallone rimase il punto debole del grande mito, la parte vulnerabile che colpita da una freccia di Paride provocò la sua tragica fine.
Con questa similitudine vorrei far capire che anche il nostro “tallone di Achille o Tendine” nonostante sia la struttura nastriforme più resistente del corpo presenta dei punti deboli e molto spesso ne subiscono le conseguenze le persone sedentarie ma anche gli sportivi.
Occupa un ruolo fondamentale nella meccanica della marcia, in quanto permette la spinta del piede (la flessione plantare del piede) ed inoltre è deputato a sostenere ed assorbire le forze di tensione e le sollecitazioni, create in occasione di una camminata, corsa o salto.
È formato dalla unione di tre tendini (Gastrocnemio mediale e laterale e Soleo) che terminano con un tendine comune, il tendine calcaneale o tendine d’ Achille, che si inserisce nella parte posteriore del calcagno.
L’eziologia è multifattoriale determinata da fattori intrinseci con il sovrappeso, l’età, alterazioni anatomiche del pie (piede cavo o retropiede valgo) dal fumo ed altrettanti fattori estrinseci come uno stile di vita sedentario, il grado di attività fisica e l’uso di medicinali come il cortisone o i fluorochinolonici.
È una frequente patologia, molto spesso invalidante e dolorosa.
Il sintomo cardine è sicuramente l’achillodinia ben localizzata, associata quasi sempre a una sensazione di fastidio o rigidità, specie al risveglio o dopo riposo prolungato.
Gli sport che determinano traumatismi ripetuti col terreno, per esempio la corsa, il salto ed i cambi di direzione sono la maggior causa di insorgenza di dolore.
Il trattamento principale è conservativo e prevede riposo, ghiaccio, fisioterapia, stretching (carico eccentrico del tricipite surale) ed esercizi. Solo quando persistono i sintomi per più di 6 mesi possiamo valutare il trattamento chirurgico a cielo aperto o per via endoscopia a seconda del caso clinico.
Certamente. È un evento molto frequente nella pratica clinica.
Le persone che praticano sport come il football, basket, volley, sono i soggetti più a rischio.
Negli sportivi non dobbiamo sottovalutare anche errori di allenamento o trascurare la fase di riscaldamento così come non realizzare un adeguato stretching.
Si nota un forte dolore nella parte posteriore della gamba, impotenza funzionale ed impossibilità a deambulare.
Il paziente avverte una sensazione di “schiocco” al tendine.
L’obiettivo del trattamento è di ripristinare e mantenere il contatto tra le due estremità della rottura del tendine per facilitarne la guarigione.
Hai molte tecniche chirurgiche descritte in letteratura e la maggior parte in mini invasiva.
Fondamentale sarà la fisioterapia postoperatoria per un adeguato recupero funzionale.